I ritratti di Lodovico Antonio Muratori

Esistono poche ma concordanti descrizioni fisiche di Lodovico Antonio Muratori.

Principale fonte di informazioni al riguardo è il nipote Gian Francesco Soli Muratori in Vita del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del serenissimo sig. duca di Modena, descritta dal proposto Gian-Francesco Soli Muratori suo nipote, edito da Giambattista Pasquali  a Venezia nel 1756. Il nipote lo descrive come un uomo di statura media e corporatura robusta, con una certa inclinazione alla pinguedine.

Sul volto allungato e colorito spiccava un naso grande ed una fronte alta e spaziosa; gli occhi erano di colore azzurro chiaro. La sua espressione era dolce e seria nello stesso tempo. [1] Questa descrizione  viene ripresa in anni successivi da Giulio Bariola, Direttore della Galleria Estense di Modena dal 1900 al 1923, in  Iconografia Muratoriana [2] aggiungendo alla descrizione di Soli Muratori una nota riguardo alle caratteristiche dello sguardo di Muratori, definito pacato, leale e penetrante, con un velo di malinconia.

Certamente la descrizione di Bariola si basa sulla visione di numerosi ritratti esposti a Modena nella mostra da lui curata in occasione del 250° anniversario della nascita di Muratori. Le  caratteristiche sopra descritte sono già riconoscibili anche nei ritratti giovanili, che raffigurano Lodovico Antonio da bambino e da ragazzo.

In numerose circostanze Muratori espresse grande modestia riguardo alla sua persona e alla sua figura di studioso e si dimostrò molto restio a farsi ritrarre, nonostante fosse  uso comune dell’epoca inserire nelle  pubblicazioni di vario tipo e argomento  un ritratto a stampa dell’autore. [3]

Il nipote Soli Muratori racconta però anche che, nonostante la sua ritrosia,, nell’anno 1722 Muratori non aveva potuto sottrarsi alle insistenti richieste di Gian Giacomo Tori, Fattore Ducale Generale, segretario dell’ Accademia dei Dissonanti e suo grande amico, che stava raccogliendo i ritratti dei più importanti letterati modenesi. Da quella immagine vennero poi ricavate numerose copie, che si trovano oggi in luoghi differenti. [4]

Muratori era informato  che la sua immagine, peraltro poco somigliante,  a suo dire,  era stata ampiamente diffusa: Io non ho mai curato di farmi ritrarre, benché pregato da molti. Con tutto ciò è stata presa qualche idea del mio volto dagli Amici e il mio ritratto, benché non molto simile, si truova in vari luoghi d’Italia.

A tale proposito Giulio Bariola si domandava: “(…) dove mai sarà finito questo originale? Che possa sospettarsi in taluno di quelli dipinti a noi cogniti, par da escludere.”, anche se di seguito  ipotizza che il ritratto del 1722 possa essere quello che Muratori stesso inviò  nel 1739 all’amico arciprete Giovanni Antonio Persenda, nativo di Torre vicino a Mondovì,  forse soltanto in disegno. [5] La tela nel 1906 venne  regalata all’Archivio di Stato di Torino da Giovanni Carbonelli, docente di ostetricia e ginecologia dell’Università di Torino e frequentatore delle sale studio dell’ Istituto.

Muratori era informato  che la sua immagine, peraltro poco somigliante,  a suo dire,  era stata ampiamente diffusa. [6] Nel corso degli anni,  a  dispetto della sua profonda modestia, si è visto un grandissimo proliferare di ritratti di Muratori di varia origine, tecnica di realizzazione,  utilizzo e destinazione. Esistono infatti molte incisioni e stampe, principalmente utilizzate come antiporta o recto del frontespizio in numerose edizioni delle opere pubblicate, ritratti a olio,  ad acquarello, busti in gesso o marmo, alcune statue a figura intera, medaglie commemorative, fino ad arrivare in epoca contemporanea a cartoline, francobolli, copertine di quaderni etc. Senza pretese di esaustività e completezza, consapevoli delle probabili lacune e delle possibili inesattezze di attribuzione e identificazione, per rintracciare e identificare il maggior numero possibile di rappresentazioni del volto di Muratori abbiamo fatto riferimento principalmente alle opere appartenenti al Museo Muratoriano di Modena, all’elenco di opere presentate e descritte da Giulio Bariola in Iconografia Muratoriana , all’elenco di ritratti redatto da Tommaso Sorbelli. [7] Abbiamo inoltre utilizzato gli strumenti che offre la ricerca per immagini  online, visitando siti web e  interfacce digitali di biblioteche o istituti culturali italiani ed esteri. Al momento attuale abbiamo rintracciato 32 ritratti dipinti tra antichi e moderni,  43 differenti ritratti a stampa, 12 busti , tre statue a figura intera, 9 medaglie o monete. Certamente la ricerca relativa ai busti e alle medaglie commemorative  dedicate nel corso degli anni a Muratori necessita di ulteriori ricerche, che  si rimandano a  successivi approfondimenti.

Ecco una selezione tra la raccolta dei ritratti, per vari aspetti particolarmente interessanti

Ritratto di casa Muratori

Nella Casa Natale di Muratori a Vignola, all’interno dello studiolo,  si trova un ritratto ad olio di Lodovico Antonio Muratori. Da documenti presenti nell’Archivio Storico Comunale risulta che venne acquistato  nel 1881 dal Sindaco Alessandro Plessi alla pubblica vendita di mobili e oggetti provenienti dall’eredità dei beni del Prof. Baschieri di Modena. Il ritratto venne esposto nell’ufficio del Sindaco. [8] Non siamo stati in grado di rintracciare per ora ulteriori notizie riguardo all’ autore e alla data di realizzazione  del ritratto,  ma notiamo una somiglianza tra il ritratto vignolese e quello conservato all’Archivio di Stato di Torino, inviato da Muratori all’amico Persenda. Nella parte superiore del quadro si legge: LUDOVICUS ANT. MURATORIUS MUT.EX VARIA ERUDITIONE COMMENDATISSIMUS.

Si nota che identica dicitura si trova nel ritratto ad olio conservato presso la Sala Clementina dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzato da un anonimo pittore del diciottesimo secolo, dove però Muratori è rappresentato in età più avanzata.

Statua in scagliola di Adeodato Malatesta a Villa Tosi Bellucci

Adeodato Malatesta (1806-1891), noto pittore modenese, nel 1847 realizzò un modello in scagliola per una statua in marmo di Carrara dedicata a Lodovico Antonio Muratori.
In seguito Malatesta vendette per una somma di 300 lire al Comune di Vignola il modello, al fine di raccogliere il denaro necessario per realizzare la scultura. Rinunciando a qualsiasi compenso per la propria opera , grazie alla donazione del blocco di marmo da parte del Conte Andrea del Medico e ad una raccolta fondi nella quale confluì anche il denaro ricevuto dal Comune di Vignola, dopo circa sei anni di lavorazione la statua venne ultimata e posata a Modena il 26 agosto 1853 in Piazzetta Muratori, con il plauso e l’entusiasmo della stampa e dell’opinione pubblica. Il modello in scagliola si trova nell’atrio della Villa Tosi Bellucci a Vignola, sede del Comune. L’opera risulta particolarmente interessante perché si tratta probabilmente della prima occasione in cui Malatesta ha dato prova di sé in ambito scultoreo. [9]

Ritratto di fanciullo

Il ritratto più curioso e particolare tra quelli attualmente rintracciati è certamente Il ritratto di fanciullo, opera di anonimo pittore attivo tra XVII e XVIII secolo, presentato da Federica Missere Fontana, Paola di Pietro Lombardi e Pietro Baraldi in Iconografia muratoriana: Muratori fanciullo in un inedito ritratto di famiglia in Muratoriana online, 2016.

Si tratta di un disegno che verosimilmente mostra un’immagine inedita del volto di  Lodovico Antonio Muratori bambino. [10]

L’ analisi chimica effettuata sui materiali componenti i colori con i quali è stato realizzato il dipinto  permette di datare l’esecuzione del disegno ai primi decenni del Settecento, ipotizzando si tratti di una copia settecentesca di un originale coevo a Lodovico Antonio, oggi non più reperibile. La copia potrebbe essere opera di Angela di Francesco Termanini, (1712-1781), moglie di uno dei nipoti di Muratori, Antonio Fortunato Soli Muratori (1703-1754). [11]

Ritratto di L.A. Muratori in età giovanile di Francesco Stringa

Altrettanto sorprendente è il Ritratto di L.A. Muratori in età giovanile realizzato da Francesco Stringa. [12]

Missere e Di Pietro Lombardi, confrontando questo ritratto con il Ritratto di fanciullo,  notano alcuni tratti somatici corrispondenti, quali la conformazione del volto “largo e piano, con fronte ampia, grandi occhi scuri, naso e solco sottonasale evidenti, mento volitivo con lieve fossetta. (…).9)

Il ritratto, ad olio su tela  ovale ( alt. 0,72 larg. 0,63), da una data che compare nel cartiglio posteriore, risulta dipinto nel 1705.

Venne esposto nella mostra organizzata a Modena in occasione delle celebrazioni per il 250° Anniversario della nascita di Muratori (1922)  e indicato dal curatore Bariola come di proprietà del N.U. Alessandro Muratori.

Purtroppo alcuni dettagli (il formato ovale  e il gesto di raccogliere il mantello) non sono visibili nell’unica riproduzione del quadro da noi reperita. [13]

Ritratto inciso “alla maniera nera” di Johann Jacob Haid

Federica Missere Fontana e Paola di Pietro Lombardi identificano il prototipo di successivi ritratti di Muratori , in una una incisione su carta con tecnica calcografica a mezzatinta realizzata da  Johann Jacob Haid. [14] Johann Jacob Haid (1704-1767) era un incisore tedesco, formatosi in Inghilterra poi attivo ad Augusta, specializzato in maniera nera, in ritratti e in incisioni botaniche. La cosiddetta maniera nera è una tecnica di incisione, conosciuta anche come stampa a fumo, a nerofumo o mezzatinta, ottenuta ricavando le parti chiare su una lastra precedentemente preparata a puntasecca con un berceau o pettine. Il Ritratto è particolarmente significativo perché è stato inciso mentre Muratori era ancora in vita. Giulio Bariola in Iconografia Muratoriana  afferma: “ E’ il più bel ritratto inciso di Muratori, ed è prezioso perché sappiamo che deriva da quello che il grande Storico s’indusse a lasciarsi fare nel 1722: abbiamo qui dunque il Muratori cinquantenne, ancor vigoroso e prestante. Certo, nella tendenza quasi inconscia ad abbellire, – aiutata in ciò dalla tecnica un pò molle, sfumata, propria della maniera nera, – si sono attenuati o perduti taluni più spiccati caratteri realistici.”  Muratori stesso era a conoscenza della biografia pubblicata  a cura di  Johann Jacob Brucker ad  Augusta, perché la consiglia come riferimento, anche se  “con qualche correzione e supplemento”, al conte bresciano Giammaria Mazzucchelli, che lo interpellò per ricevere una autobiografia di sua mano da inserire nel monumentate progetto di un repertorio degli Scrittori d’Italia. [15]

Lodovico Antonio Muratori attribuito ad Antonio Consetti

Si tratta di un ritratto ad olio ovale ( cm 95×76) datato tra il 1725 e il 1749 attribuito ad Antonio Consetti, Soprintendente alle raccolte ducali. [16]

Consetti Curò l’allestimento della galleria Estense per incarico di Francesco III e fu membro aggregato dell’Accademia Clementina di Bologna.

Fornì disegni all’incisore Francesco Maria Francia per il frontespizio del primo volume delle Antichità estensi del Muratori (1717).

Il ritratto, pervenuto per eredità diretta da Muratori alla nobile famiglia Bianchi,  venne in seguito donato da Maria Bianchi-Poli al Museo Civico di Modena.

Attualmente è conservato presso il Museo Muratoriano di Modena.

Ritratto di L.A. Muratori nell’ultimo decennio attribuito a Giuseppe Maria Crespi

In Iconografia Muratoriana Giulio Bariola presenta tra gli altri Ritratto di L.A. Muratori nell’ultimo decennio di cui purtroppo abbiamo rintracciato solamente una  fotografia, conservata presso il Museo Muratoriano di Modena. Nel 1922 Bariola indica il ritratto come di Proprietà della Signora Clementa Stradi, Modena. Ad olio su tela, ( alt.0, 45 cm – larg. 0,35 cm), viene attribuito senza dubbi da Bariola a Giuseppe Maria Crespi, detto Lo Spagnolo e lo definisce  un ritratto stupendo: anche all’infuori di ogni speciale interesse iconografico, (…) forse la sola opera d’arte che possa vantare l’iconografia muratoriana. [17] Giuseppe Maria Crespi ( 1665-1747) fu un pittore del tardo Barocco, un talento unico nella scuola pittorica bolognese. Veniva chiamato lo Spagnuolo, per via della sua passione per la moda spagnola. Realizzò opere religiose, ma la sua eredità è legata soprattutto alla pittura di genere, o scene di vita quotidiana. Egli ricercò un senso di contrasto reso più forte dall’uso del colore e dell’effetto di chiaroscuro tra ombre e luci. Ciò risulta più evidente nelle sue opere di genere, spesso comparate a quelle dei Carracci, soprattutto di Annibale (1560-1609), ma anche a quelle dei pittori che operavano a Roma secondo le tradizioni olandesi e fiamminghe. L’artista era anche un ritrattista e caricaturista.  Crespi guidò una scuola a Bologna, divenendo un punto di riferimento per molti studenti.  

Alla Biblioteca Estense di Modena è conservata una lettera di Crespi a Muratori, che attesta particolare consonanza spirituale tra i due personaggi. Scriveva  infatti Crespi a Muratori, nella lettera datata 10 novembre 1744 (…)perché mi creda dopo che o’ letto quel suo libro intitolato la Carita Cristiana o’ imparato cosa sia l’essere di cristiano (…). Il ritratto, ad olio su tela  ovale ( alt. 0,72 larg. 0,63), da una data che compare nel cartiglio posteriore, risulta dipinto nel 1705. Venne esposto nella mostra organizzata a Modena in occasione delle celebrazioni per il 250° Anniversario della nascita di Muratori (1922)  e indicato dal curatore Bariola come di proprietà del N.U. Alessandro Muratori.

Purtroppo alcuni dettagli (il formato ovale  e il gesto di raccogliere il mantello) non sono visibili nell’unica riproduzione del quadro da noi reperita. [13]