La “comunità degli ortolani” e il catasto vignolese del 1786

Quando, il 29 maggio 1693, Don Mario Mari, cappellano di Vignola, elenca i mezzi di sostentamento a disposizione del giovane Lodovico Antonio per l’accesso al suddiaconato, la famiglia Muratori si trova in una situazione di difficoltà, conseguente alla morte di Giovanna Altimani nel dicembre dell’anno precedente. Francesco Antonio Muratori, padre di Lodovico, è rimasto vedovo e deve crescere quattro figlie, con il solo aiuto della maggiore, nel frattempo sposatasi con Giacomo Barabocchi-Bianchi. La lettera di Don Mari contiene precisi riferimenti a tre fondi agricoli, per un valore complessivo di lire 3.000, mentre tra i beni “non stabili, ma di valore considerabile” a disposizione delle quattro sorelle nubili viene citata una “bottega di ramaro di valuta grande”, dove Francesco Antonio esercitava la propria attività artigianale, a integrazione del reddito proveniente dai fondi agricoli. Nessun riferimento si trova, invece, a una casa di proprietà della famiglia[1].

Il primo documento utile per ricostruire il contesto urbanistico ed edilizio dell’epoca è il Nuovo Catasto del 1786, conservato presso l’Archivio storico del Comune di Vignola, da integrare con le notizie provenienti da due interessanti cronache locali[2]. L’agglomerato di riferimento si trova nella parte orientale dell’antico centro di Vignola, tra le contrade Guazzatojo e San Pietro Martire (dal 1865 rispettivamente via Muratori e Bernardoni). Questi caseggiati, di fronte alla Rocchetta, allora dotata di un giardino privato collegato alla Rocca da un ponte levatoio, e a fianco delle stalle marchionali, erano abitati in prevalenza da quella che lo storico locale Bernardo Soli ha definito nel 1927 “comunità degli ortolani”, ovvero dai proprietari dei fondi agricoli ricompresi nel territorio delle “Basse inferiori” di Vignola, lungo il fiume Panaro tra la Rocca e il confine con il comune di Spilamberto. A questa “comunità” appartenevano, oltre al già citato Belloj, tanto Francesco Antonio Muratori, padre di Lodovico, quanto Francesco Altimani, nonno materno dello stesso, e Giacomo Barabocchi-Bianchi, marito di Giovanna Maria Muratori, sorella maggiore di Lodovico. Gli ortolani, riunitisi in consorzio per difendere le loro terre dal fiume fin dal 1691, erano senza dubbio la parte più attiva e vivace della comunità vignolese, riuscendo a diversificare i propri redditi tra attività agricole, commerciali e artigianali, oltre a ricoprire importanti incarichi pubblici. (link famiglia Muratori).

Il Catasto del 1786 descrive un vasto immobile, alto probabilmente due piani, che occupa la parte finale di contrada Guazzatojo e si allunga per un tratto centrale verso contrada San Pietro Martire, di proprietà delle sorelle Teresa, Rosa, Cattarina e Maria Nostrini. Esse risultano altresì proprietarie di un orto, di una stalla, posta a ridosso della Rocchetta e delle scuderie marchionali, di un ulteriore fabbricato in Castelvecchio, presso il Tufo, e di terreni nella zona di Traversagna, anche in questo caso confinanti con le proprietà dei marchesi Boncompagni.

La documentazione archivistica evidenzia come nel corso della seconda metà del secolo XVIII alcuni esponenti della famiglia Nostrini abbiano acquisito la proprietà di diverse case già appartenute alla famiglia Altimani, ai quali aggiungere un ulteriore immobile in Castelvecchio di proprietà di Lorenzo Barabocchi-Bianchi, figlio di Giacomo e nipote del Muratori. Interessante anche il fatto che sia gli Altimani, sia i Nostrini abbiano comuni parentele con la famiglia Bazzani, all’epoca assai discussa e influente all’interno della comunità vignolese.

I fogli di popolazione dell’epoca napoleonica e austro-estense raccontano di una sorta di frazionamento di questo vasto immobile, con diversi proprietari e locatari, che verrà nuovamente e gradualmente riunito all’interno della proprietà di Antonio e Giuseppe Trenti in particolare nei decenni successivi all’unità d’Italia, quando questa parte del centro storico vignolese subisce modifiche talmente rilevanti, da modificarne completamente l’intero assetto urbanistico ed edilizio.

Note:

[1] L. Pongiluppi, “Studioso e, soprattutto, sacerdote”, in “Nostro Tempo”, 12 febbraio 2012 e Id., “L’itinerario sacerdotale di L.A. Muratori: i documenti dell’Archivio diocesano di Modena”, in Centro studi muratoriani, “Muratoriana on line”, 2012, pp. 81-90.

[2] D. Belloj, Del più moderno stato di Vignola. Volgarizzazione e note di Bernardo Soli, G. Ferraguti, Modena, 1935 e A. Galli, Storia antica e moderna di Vignola, sino all’anno 1806, Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna Mario Menabue, s2007.